Le mani in pasta, per ritrovare il profumo della dignità
Oltre alla parrocchia e all’oratorio, l’opera salesiana di Torre Annunziata (NA) in questi anni ha aperto due comunità educative per minori che oggi ospitano 20 giovani tra i 6 e i 18 anni. Tra i servizi offerti al territorio, anche un centro formativo per pizzaioli.«In ogni giovane, anche il più disgraziato, c’è un punto accessibile al bene. Il dovere primo dell’educatore è cercare questo punto». Queste parole di Don Bosco, il santo che dedicò la sua vita ai giovani più emarginati, disegnano ancora oggi il perimetro delle tante parrocchie salesiane impegnate a offrire opportunità concrete a ragazze e ragazzi di molte periferie italiane. Torre Annunziata, nell’entroterra napoletano, è una di queste. Una delle città italiane con il più alto tasso di dispersione scolastica, in cui l’unica alternativa alla povertà viene offerta dalla criminalità organizzata che qui recluta soprattutto i minori.
Da oltre novant’anni i Salesiani di Don Bosco non hanno mai smesso di contrastare la malavita, che mette in ginocchio le famiglie privando i più piccoli di un futuro: lo fanno ancora oggi garantendo
accoglienza, istruzione e formazione per avviarsi a un lavoro.
Oltre alla parrocchia e all’oratorio, l’opera salesiana di Torre Annunziata in questi anni ha aperto due comunità educative per minori (le case “Mamma Matilde” e “Peppino Brancati”) che oggi ospitano 20 giovani tra i 6 e i 18 anni, segnalati dai servizi sociali del Comune. Chi arriva qui ha un doloroso passato da dimenticare, ferite familiari da rimarginare: ragazzi che hanno subito un abbandono da parte dei propri genitori, violenze fisiche o psicologiche consumate in famiglia o ancora minori stranieri non accompagnati, spesso segnati da viaggi interminabili.
Quello salesiano però non è un metodo educativo vocato alla sola accoglienza o al sostegno materiale; i giovani che attraversano questo cortile hanno il compito di prendere in mano la propria vita, studiando e formandosi a un lavoro che possa renderli autonomi. Nel 2019 è così nato il laboratorio di pizzeria “Mani in pasta”, un progetto sostenuto, tra gli altri, dalla rete Salesiani per il sociale APS. Tutto nasce da un bisogno del territorio, la richiesta di pizzaioli professionisti da impiegare nelle tante attività di ristorazione attive nel napoletano. Da qui l’intuizione di Don Antonio: adibire uno spazio dell’oratorio a centro formativo per pizzaioli, offrendo a tutti i giovani che lo desiderano, un corso per ottenere la qualifica da professionisti.
Ad insegnare loro le tecniche di impasto e di cottura c’è anche Alamin, 25 anni, originario del Bangladesh ospite per diversi anni di casa “Mamma Matilde”. Una storia segnata dalla fuga da Narsingdi, un distretto del suo Paese vessato dalla forte corruzione e da tante povertà. Il costo della libertà è quello che Alamin che dovrà pagare ai trafficanti per attraversare il mare aperto e raggiungere l’Italia. Poi l’incontro con i salesiani di Torre Annunziata, un percorso di formazione e di crescita e, oggi, la conquista di un impiego da pizzaiolo professionista in un famoso ristorante di Pompei. Quando riesce, Alamin torna in Oratorio per offrire qualche lezione ai nuovi apprendisti, ricambiando quel “mettersi a servizio di” che lui stesso ha sperimentato.
Il laboratorio “Mani in pasta”, insieme alle altre attività formative proposte dalla parrocchia e dall’oratorio, diventano così il simbolo di un lavoro educativo che parte dal territorio ed è fondato su gesti concreti, a beneficio dei giovani con meno possibilità. Un impegno che Don Gino Cella, attuale parroco, insieme a tutta la comunità salesiana e alle associazioni di Torre Annunziata, portano avanti sottraendo giovani ai traffici della camorra.
Prima di arrivare qui, molti di questi giovani conoscevano solo alcuni tipi di “polveri bianche”. Oggi hanno le mani sporche di farina, pomodoro e onestà.
(di Ermanno Giuca / foto gentilmente concesse da Salesiani per il sociale APS)