Tenendoci per mano, siamo Davide che batte Golia
Su iniziativa della Caritas di Vicenza nei primi anni 2000 è nato il servizio “Davide e Golia”, per aiutare le persone con disagio psichico. Obiettivo: rimuovere lo stigma che ostacola la vita sociale e farlo insieme.Sconfiggere il male oscuro si può. Rimuovere lo stigma che ostacola la vita sociale è possibile. È una sfida da raccogliere e da vincere. Tutti insieme. Sono questi i punti di partenza dai quali, per aiutare le persone con disagio psichico, è nato nei primi anni 2000, su iniziativa della Caritas di Vicenza, il servizio “Davide e Golia”. Finanziato, tra gli altri, anche da fondi 8 x mille della CEI (10.500 euro nel 2021).
I due gruppi che costituiscono il progetto sin dalla sua creazione sono coordinati da psicologi – supportati da volontari detti “facilitatori” – e hanno sede a Malo (VI) e a Piazzola sul Brenta (PD). Attualmente contano circa 50 e 30 partecipanti.
La filosofia del “Davide e Golia” è quella dell’auto mutuo aiuto, che
si concretizza attraverso il sostegno reciproco, la condivisione delle esperienze e la solidarietà.
“Ognuno mette a disposizione i propri talenti. Non c’è l’operatore e non c’è l’utente. Siamo un gruppo di persone in cui tutti i fratelli beneficiano degli altri”, spiega don Enrico Pajarin, direttore della Caritas vicentina dal 2016.
“Davide – prosegue il sacerdote, facendo riferimento al nome del progetto – è semplice, fragile, disarmato e vulnerabile. Golia è forte, sicuro di sé e astuto. Apparentemente la lotta è impari. Ma sommando purezza a purezza, verità a verità, si riesce a mettere insieme una forza tale da mettere in fuga il gigante”.
“La nostra fionda, l’arma di Davide – gli fa eco Nicola Milani, responsabile del gruppo di Piazzola sul Brenta – è rappresentata dalle relazioni personali. L’obiettivo è permettere a chi si è imbattuto nella difficoltà di riprendere in mano la propria vita. Una nonna che riesce ad assistere i nipotini per noi rappresenta la luce che vince le tenebre di cui parla il Vangelo di Giovanni”.
Tutta l’attività ruota intorno al “Gruppo parola”, dove i partecipanti si confrontano sui loro percorsi e su tutto ciò che li circonda. È qui che iniziano a sentirsi parte di una comunità.
È qui che le barriere iniziano a sciogliersi.
Nel periodo del lockdown, poiché gli incontri erano stati sospesi, i volontari e i partecipanti sono rimasti in contatto – soprattutto per prevenire ansia e depressione – con telefonate, messaggi e videochiamate. La comunità, nonostante tutto, c’era. Nessuno era solo.
Con le riaperture sono state incrementate le altre attività come le escursioni, lo sport e le iniziative culturali.
In più è sorto, per opera dell’esperta di arteterapia Katia Del Molin, il laboratorio artistico “Mille colori e mille emozioni”. Così, attraverso la scrittura, il disegno e la pittura, i partecipanti possono esprimere ciò che hanno nell’animo.
Una novità importante dallo scorso ottobre riguarda i giovani. Sono nati due nuovi gruppi del servizio “Davide e Golia” indirizzati specificatamente ai ragazzi dai 18 ai 30 anni. Uno a Malo e l’altro a Bassano Del Grappa (VI).
“Questa necessità nasce dall’evidenza scientifica che i giovani, a differenza degli adulti, non hanno un quadro psichico completamente consolidato, ma in fieri. Di conseguenza, il cammino di riabilitazione è diverso”, spiegano Claudia Filippi ed Elena Colbacchin, responsabili rispettivamente di Malo e di Bassano del Grappa.
Don Enrico ha rivolto un appello ai ragazzi delle scuole e delle università per cercare volontari.
“Sì, per il reinserimento sociale dei giovani, confidiamo molto sul confronto tra pari. Proprio insieme ai coetanei, infatti, i ragazzi riescono a trovare la serenità necessaria per aprirsi e salire il gradino. Sia a Bassano che a Malo già 3 studenti hanno accolto il nostro invito”, aggiunge Elena Colbacchin.
“Specialmente in questa fascia d’età, l’interazione con l’altro permette di percepire con esattezza i propri limiti e, soprattutto, di scoprire appieno le proprie potenzialità. Questa consapevolezza è decisiva per il recupero. Senza i giovani volontari tutto il progetto non sarebbe possibile”, conclude Claudia Filippi.
La Caritas di Vicenza si occupa anche di tante altre emergenze (emarginazione, carcere, profughi e Covid). Le ragioni che muovono tutta la comunità sono perfettamente sintetizzate da Gabriella, che sul giornalino “Catarsi” – interamente curato dai partecipanti del gruppo di Malo – scrive: “Per quello che possiamo diffondiamo l’epidemia del bene, perché essa aiuta e guarisce la società dell’egoismo”. Chiaro, no?
(di Stefano Nassisi – Immagini gentilmente concesse dalla Caritas di Vicenza)