A Foggia, una rete che educa per far rinascere il Candelaro
Lo sforzo della parrocchia, affidata ai salesiani di don Bosco, e di tanti laici, è quello di creare una grande “comunità educante”, che metta in rete centri aggregativi, istituzioni, scuole e università per dare opportunità concrete ai giovani che abitano il territorio.Cosa vuol dire per un giovane nascere e crescere in una periferia? Ci troviamo a Foggia, nel rione Candelaro, un quartiere di venticinquemila abitanti sorto alla metà degli anni Cinquanta come quartiere dormitorio e tutt’oggi abbandonato e sprovvisto di servizi. Tra le case di un Comune da poco commissariato per infiltrazioni mafiose, sono tante le situazioni di degrado e i tipi di povertà che interessano le famiglie e soprattutto i più giovani.
Qui, da cinquant’anni, opera la parrocchia salesiana del Sacro Cuore, un centro aggregativo e formativo per tante ragazze e ragazzi che hanno deciso di non rassegnarsi davanti agli ostacoli ereditati dal proprio rione. L’oratorio è una casa sempre aperta: si studia, si gioca, ci si forma per il lavoro, si sta insieme condividendo un campo da calcio o un pasto in cortile. Sono tanti i progetti educativi su cui investe ogni anno la parrocchia insieme alle associazioni laiche della rete “Salesiani per il sociale APS” che operano al suo interno: il doposcuola, la scuola calcio, il laboratorio orto-didattico, percorsi di cittadinanza e tanti altri luoghi di crescita. Un seme di speranza seminato tra le vie di un quartiere dove crescono sempre più gli episodi di micro-criminalità minorile.
«Bisogna avere la capacità di ascoltare i bisogni non espressi di tante persone» dice Don Antonio Carbone, parroco e direttore dell’opera salesiana “Sacro Cuore”. «Molte volte ci sono delle necessità che si leggono sui volti di mamme che non riescono ad andare avanti, di adolescenti che a stento pensano ad un loro futuro, di minori stranieri la cui sofferenza si avverte soltanto guardandoli negli occhi.
Come sacerdoti e pastori, non siamo chiamati a stare dietro o davanti ma in mezzo al gregge, camminando insieme a queste famiglie, donando loro segni di speranza».
Tra questi segni c’è anche “Casa Giò”, una casa famiglia inaugurata la scorsa estate all’interno dell’opera e destinata ad ospitare dieci minori in difficoltà segnalati dal servizio sociale. Periferie geografiche come questa del rione Candelaro sono luoghi dove le difficoltà quotidiane si amplificano ma è grazie al lavoro in rete di parrocchie, associazioni e presìdi culturali che qui può anche emergere la bellezza e l’entusiasmo di tanti giovani e famiglie che non vogliono arrendersi a chi ha messo in ginocchio questo territorio. Lo sforzo di salesiani e laici, qui, è quello di fondare una grande “comunità educante”, che metta in rete centri aggregativi, istituzioni, scuole e università per dare opportunità concrete ai giovani che abitano il territorio.
«I frutti del nostro lavoro educativo non si vedono nell’immediato – conclude Don Antonio – sono una grande scommessa e l’importante per noi è seminare. Negli anni, però, è bello ascoltare le storie di giovani che hanno vissuto il nostro cortile e che poi ritornano ringraziando per quello che hanno ricevuto».
(di Ermanno Giuca / foto gentilmente concesse da Salesiani per il sociale APS)
Ne ha parlato anche Tv2000…