I giovani di don Adelino e la speranza di Falchera
Don Adelino Montanelli, 77 anni, è da anni alla guida delle due parrocchie di San Pio X e di Gesù Salvatore a Falchera, il più a nord dei quartieri di Torino. Neppure la pandemia ha potuto fermare la sua instancabile opera di seminatore di speranza, perché anche la periferia possa tornare a fiorire.«Io sono con e per i giovani sempre: per questo non ho mai chiuso gli spazi all’aperto dell’oratorio: le nostre attività hanno un valore sociale e rispondono all’interesse generale».
Don Adelino Montanelli, 77 anni, è da anni alla guida delle due parrocchie di San Pio X e di Gesù Salvatore a Falchera, il più a nord dei quartieri di Torino. Non stupisce che ai tempi del Covid quello che era uno dei pochi luoghi di aggregazione tra gli ottomila abitanti di questa periferia sia diventato ancora di più un presidio educativo e sociale.
«Fin dal primo lockdown – racconta – ho inforcato la bici e giravo nel dedalo di strade cercando gli anziani, le famiglie e i ragazzi: si affacciavano dalle finestre, restavamo a chiacchierare,
a tutti cercavo di dare speranza.
È stato anche grazie a questo porta a porta che ho trovato tanti giovani e li ho convinti a venire a giocare a pallone e a studiare in oratorio. In quei mesi assicurare l’essenziale, ovvero tenere la palla in campo, garantire i bagni puliti e l’acqua potabile mi sembrava un modo concreto per sostenere tutti: adulti e bambini».
Oggi in questi alloggi popolari non ci sono più solo famiglie meridionali come negli anni ‘60 e ‘70, ma anche tanti torinesi e stranieri. Diverse centinaia soffrono per la cronica mancanza di lavoro, altrettanti sono i giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano (i Neet in Piemonte sono balzati a quota 162mila nel 2020, Torino già nel 2019 era la 52esima provincia italiana per l’occupazione giovanile): con un tasso del 12 per cento il Piemonte è risultato con la Sardegna la quinta regione italiana nel 2020 per dispersione scolastica. «Abbiamo avuto la gioia di riuscire ad avviare al lavoro una trentina di ragazzi anche grazie ai corsi offerti dai Salesiani a Rebaudengo e dai Giuseppini al Murialdo – spiega il sacerdote – mentre altri hanno trovato la loro strada grazie al volontariato. Ma più di tutto ho visto quanto sia importante stare con loro,
dedicare tempo ad ascoltarli».
Qui non sono mancati negli anni scorsi gravi casi di violenza e spaccio di droga. Ma don Adelino invita a leggere la realtà oltre gli stereotipi. «Non possiamo dire che il quartiere sia pulito, ma la situazione è migliorata. In ogni caso non credo sia utile enfatizzare i problemi: solo investendo sulle relazioni e facendo rete con le famiglie e la scuola possiamo contrastare la devianza, le dipendenze, lo sballo». Proprio nei mesi scorsi, grazie ad un suo intervento, il Comune ha rinunciato a ridurre il personale e quindi gli orari di apertura della Biblioteca del quartiere.
L’approccio educativo, aggiunge, non riguarda solo i giovani. Prima del Covid erano circa una sessantina le famiglie assistite ogni mese dai volontari del Centro d’ascolto della Caritas, con una maggioranza di famiglie straniere. Dopo il marzo 2020 sono molto aumentate quelle italiane, oggi più della metà delle 90 famiglie, circa 450 persone, aiutati con i pacchi di viveri dopo esser scivolate nell’indigenza per la perdita del posto di lavoro. «La sfida, anche sul versante della carità e una volta superata la pandemia – rimarca don Adelino – resta quella di andare oltre l’assistenzialismo e cercare il più possibile di
rimettere in piedi le persone rendendole autonome,
e questo si può fare solo attraverso il lavoro. E vediamo quanto spesso tra coloro che bussano alle porte della parrocchia e che sono da molto tempo disoccupati manchi la cultura del lavoro: molti non si adattano alle richieste dei datori di lavoro, vorrebbero l’impiego su misura per loro, non sono costanti. C’è davvero molto da fare sul fronte della responsabilità e dell’inevitabile disciplina che qualsiasi attività lavorativa richiede».
(testo di Manuela Borraccino – foto e video di Cristian Gennari / Agenzia Romano Siciliani)