28 Ottobre 2024

A Senigallia, ritrovare dignità lavorando il legno

Il dramma della disoccupazione è innanzitutto smarrimento della dignità umana, il non senso della propria esistenza. Per questo don Giancarlo Giuliani, direttore della Caritas di Senigallia, ha messo a punto una metodologia di aiuto e assistenza che passa proprio attraverso il lavoro. Trattare il legno richiede obbedienza, ascolto e impegno e può scandire le tappe di un percorso di rinascita.
Un giovane immigrato al lavoro

Migliorare la qualità della vita per chi vive una situazione di disagio e povertà nel territorio, creando luoghi di formazione, lavoro temporaneo e accompagnamento al reinserimento sociale. Con questo obiettivo era nata, nel dicembre 2011, la cooperativa sociale Undicesima Ora, braccio operativo della Fondazione Caritas di Senigallia Onlus, e la Fondazione Maria Grazia Balducci Rossi per i più bisognosi.

Un lavoro per ritrovare dignità

“In un tempo di grande crisi dopo il 2008 – spiega don Giancarlo Giuliani, direttore della Caritas diocesana, classe 1947 – abbiamo voluto creare un supporto all’impegno della Regione Marche, con una metodologia di aiuto e assistenza nuova, che passa attraverso il lavoro. Il dramma della disoccupazione è innanzitutto smarrimento della dignità umana, il non senso della propria esistenza; il lavoro al di là del reddito è prendere coscienza di se stessi e delle proprie possibilità. I progetti hanno lo scopo di insegnare un mestiere utile per una futura indipendenza economica”.
Ad ispirare il nome della cooperativa (Undicesima Ora), la parabola evangelica degli operai chiamati dopo le cinque del pomeriggio da quello stesso padrone della vigna che aveva chiamato altri operai già dal mattino presto e che, al termine della giornata, decide di ricompensare anche questi ultimi come i primi chiamati, suscitando le loro mormorazioni (cfr. Mt 20, 1-16).
Tra i tanti progetti e settori della cooperativa, la Falegnameria della solidarietà, nata all’interno di Undicesima Ora, vede coinvolti alcuni falegnami in pensione che insegnano il prezioso mestiere a persone vulnerabili: rifugiati, soggetti con disturbi mentali o dipendenze, disoccupati difficili da reintegrare per età o scarsa efficienza fisica, carcerati in misura alternativa alla detenzione.
Mauro Rossetti, 45 anni, è il responsabile della falegnameria solidale. “La mia esperienza come falegname (poi assunto a tempo indeterminato dalla cooperativa) riguardava il settore industriale, non artigianale. Oggi sono tutor di questi utenti, che coordino con altri falegnami in pensione. Ogni giorno dalle 8.30 alle 13.30, dal lunedì al venerdì, puntualissimi, siamo in bottega. Dopo sei mesi di prova l’opportunità di contrattualizzazione diventa reale. Nella nostra falegnameria è possibile eseguire tanti tipi di lavori: manutenzione di finestre e persiane, di infissi danneggiati, ripristino di infissi usurati, restauro mobili e complementi d’arredo, ma anche produzione di piccoli oggetti, in un contenitore che permette di collaborare e aiutarsi reciprocamente attraverso il lavoro di gruppo. Promuoviamo una reale integrazione sociale, mettendo a disposizione il nostro patrimonio conoscitivo e professionale di falegnami, grazie al recupero di attitudini e capacità”.

In pensione, ma ancora utili!

Antonio Minghi, 70 anni, era un dirigente ai lavori pubblici del Comune di Senigallia, in provincia di Ancona. “Quando sono andato in pensione – racconta – dopo 40 anni di professione, e in virtù della mia passione per il legno, ma senza alcuna conoscenza dell’arte del legno, sono stato coinvolto da alcuni amici ad avvicinarmi a questo progetto di falegnameria. La motivazione addotta era legata soprattutto ai miei rapporti con l’ente pubblico, e all’interno degli stessi enti, tra Comune e Asl. Il legno, se vogliamo, è un buon maestro, ci obbliga a seguirlo, una venatura va trattata nel verso giusto, quindi già solo carteggiare è educativo. Il legno richiede obbedienza, ascolto e impegno ed è la metafora di ogni percorso lavorativo. All’inizio gli utenti erano soprattutto africani, del Ghana, arrivati sui barconi, con un ricambio semestrale, annuale. Attualmente sono tutti italiani, tranne un albanese, con 15 inserimenti lavorativi in atto. Dunque più che un progetto articolato come si possa immaginare, è partito con il coinvolgimento di tre volontari”.

Pierino Mencarelli, 76 anni è uno dei falegnami in pensione attivi. “Per 45 anni ho gestito la mia falegnameria – precisa -. Sono andato in pensione nel 2003 ma per altri sette anni ho continuato a lavorare in famiglia, per produrre mobili a figli e parenti, nella mia Senigallia. Mi sono rivolto alla Caritas mettendo il mio tempo a disposizione, ignaro che avrebbe preso corpo un progetto per dare lavoro a chi lo ha perso o a chi è in difficoltà, tra l’altro in una diocesi di 130mila abitanti, con 16 Comuni, a forte presenza turistica balneare e con una prevalenza di anziani e di longevità tipica della regione Marche. Sono molto soddisfatto – aggiunge – e mi piacerebbe coinvolgere altri falegnami in pensione. Difficile trovare una falegnameria artigianale che crea ed elabora un prodotto in tutte le sue fasi oggi: chi vernicia, chi fa mobili da cucina, chi rifinisce. La formazione professionale poi di oltre 20 anni fa non esiste più: spetta a noi tramandare il mestiere”.

Marino Fiorani, 64 anni, nonostante l’età è uno degli utenti di questa bella famiglia. “Per tre anni – confida – sono stato ospite della Caritas, per gravi situazioni familiari: Poi, grazie ai servizi sociali del mio comune, Chiaravalle, a 25 km da Senigallia, ho trovato lavoro in questa falegnameria. Un settore per me completamente estraneo, visto che mi occupavo di commercio nell’abbigliamento. I volontari però ci supportano e ci sostengono nei problemi della quotidianità: ho anche avuto una promozione, visto che ora lavoro nel reparto dedicato al restauro e con grande soddisfazione posso “firmare” quello che ho portato io a termine. Lavoriamo in sicurezza al cento per cento con strumenti e dispositivi a norma, altrimenti non abbiamo accesso”.

“Nel periodo più atteso dell’anno- chiosa infine don Giancarlo Giuliani, che in passato era stato un missionario Fidei donum in Burundi, e per vocazione cerca continuamente nuovi orizzonti, – prepariamo il Villaggio del Natale in via Delle Saline, sui luoghi della falegnameria, con spazi aperti e stands gastronomici, esposizione dei nostri lavori o di altre associazioni, giochi con i bambini, l’allestimento del presepio, Babbo Natale che intrattiene con i suoi doni. Con i nostri laboratori RIKREA e con l’orto solidale coinvolgiamo pure le scuole, le parrocchie e la comunità civile. Venite a trovarci, vi aspettiamo”.

(di Sabina Leonetti – Si ringrazia per la collaborazione Caritas Senigallia e Francesco Bucci e per la gentile concessione delle foto Giulia Colosio, Chiara Michelon e Simona Stimilli)

28 Ottobre 2024
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