Don Giacomo Panizza: “Meno paura e più servizi: solo aiutando si cresce”
Ricucire il tessuto sociale di un territorio, ostaggio delle mafie e dell’illegalità, creando opportunità per gli ultimi. È la missione che da oltre quarant’anni porta avanti in Calabria la ‘Comunità Progetto Sud’, fondata nel 1976 da don Giacomo Panizza.Ricucire il tessuto sociale di un territorio, ostaggio delle mafie e dell’illegalità, creando opportunità per gli ultimi. È la missione che da oltre quarant’anni porta avanti in Calabria la ‘Comunità Progetto Sud’, fondata nel 1976 da don Giacomo Panizza. Una rete estesa di servizi per i cittadini vulnerabili come disabili, persone affette da dipendenze, minori soli in difficoltà. Tra questi dal 2009 anche la casa famiglia Dopo di noi all’interno di una palazzina confiscata al clan dei Torcasio e che oggi apre le porte a sei persone con disabilità gravi, prive del supporto familiare. «È una casa pensata per disabili motori o mentali le cui famiglie non riescono più a sopportare l’intero carico assistenziale» spiega la coordinatrice Elvira Benincasa. «Qui mettiamo a punto percorsi individuali che stimolino le loro capacità: dai laboratori manuali ad uscite nei parchi o al cinema, fino alle vacanze estive, come una vera famiglia che non lascia indietro nessuno». Una comunità nata dall’intuizione del bresciano don Giacomo che dopo aver discusso una tesi su “Handicap e Catechesi” presso la comunità di Capodarco, decise di replicare quel modello in Calabria aprendo luoghi dove le persone con disabilità potessero diventare protagoniste. “Appena arrivato qui – racconta don Giacomo – il vescovo di Lamezia mi concesse subito un’ala del seminario minore dove avviammo la prima comunità. Anni dopo il commissario prefettizio del Comune, dopo aver offerto a famiglie e ad altre realtà l’utilizzo di stabili confiscati alla ‘ndrangheta, avendo ottenuto da tutti un rifiuto, propose alla Comunità Progetto Sud di avviare a Lamezia l’uso dei beni confiscati. Accettammo la coraggiosa proposta con il sogno di regalare alla città meno paura”. Nel tempo abbiamo affrontato momenti difficili (anche con attentati alla stessa casa alloggio, ndr), ma possiamo dire di aver vinto noi la sfida della legalità».
Oggi la palazzina di via dei Bizantini, oltre che essere diventata simbolo e centro di innumerevoli iniziative sociali è anche crocevia di qualità della vita e diritti: la casa famiglia Dopo di noi, lo sportello informativo sulla disabilità, la casa “Luna Rossa” che accoglie minori stranieri non accompagnati, le sedi regionali delle associazioni Fish (per il superamento dell’handicap, Dpi (Disabled People International), la sede regionale del Forum del Terzo Settore e Banca Etica. “Nelle diverse manifestazioni che organizziamo – evidenzia don Giacomo – questa casa è diventata tappa obbligatoria. Siamo oltretutto nel quartiere Capizzaglie, rinomato per un pane particolarmente buono: così ogni volta che un corteo si ferma, simbolicamente offriamo il pane a tutti, come gesto di solidarietà e fraternità. Quello “spezzare il pane” insieme ai più deboli, che anche qui a Lamezia, mescola terra e cielo».
(Testo di Ermanno Giuca. Foto di Francesco Zizola)