11 Ottobre 2024

Tra i ragazzi di strada, la carezza del Vangelo

Due fidei donum della diocesi di Milano, don Maurizio Canclini e don Francesco Barbieri, in un quartiere con due milioni di abitanti nell’hinterland di Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo. Qui gestiscono due case famiglia che attualmente accolgono 31 bambini che vengono anche dalla strada, con storie difficili. La scorsa estate ha fatto loro visita l'arcivescovo Delpini.

Una missione per i più bisognosi tra gli ultimi. Perché il Vangelo è per tutti, specialmente per chi non ha niente, a volte forse neanche la speranza di un futuro. Come i bambini con gravi disabilità recuperati dalle strade di Kinshasa che vivono a Casa Laura, seguiti e curati da due fidei donum della diocesi di Milano, don Maurizio Canclini, 64 anni, di Besozzo (Va), in Congo dal 2014 e don Francesco Barbieri, che lo ha raggiunto da poco più di un anno. «I bambini di strada nella capitale sono oltre circa 45mila per le vie di una megalopoli caotica di oltre 17 milioni di abitanti – spiega don Maurizio, in collegamento da Kinshasa -. Siamo in periferia, a Masang Mbila, nel comune di Mont’Ngafula, un quartiere povero con due milioni di abitanti nell’hinterland della capitale. Qui abbiamo due case famiglia dove ospitiamo i bambini, ora siamo in 31: sono ragazzi che vengono anche dalla strada con storie difficili, cresciuti in centri di accoglienza e problematiche serie. Siamo una comunità allargata che comprende anche otto bambini di cui cinque disabili gravi, e tre che ci sono stati affidati dai servizi sociali perché abbandonati e senza nessuno al mondo».

Giorgino e il bicchiere vuoto

L’attenzione con cui questi bambini vengono curati e seguiti è una forte testimonianza di Vangelo. Per quanto è possibile si cerca di migliorane le condizioni di salute e di crescita. Non c’è nessun altro che potrebbe farlo: in molti Paesi africani i piccoli portatori di handicap vengono chiamati sorcier, stregoni e spesso accusati di qualcosa di brutto che capita in casa, e per questo abbandonati dalle famiglie. Don Francesco racconta di Giorgino, un bambino di circa 12 anni sordo e muto: «non sappiamo nulla di lui, non ha la possibilità di raccontare, anche il nome glielo abbiamo dato noi». Arrivato a giugno dello scorso anno, il ragazzino era molto malridotto. Dopo pochi giorni è emersa anche l’epilessia «Il professore che lo segue, ci ha detto che lo stato attuale potrebbe anche derivare dall’abbandono in cui è vissuto. Ma oggi Giorgino è un’altra persona, è molto migliorato, è capace di relazionarsi, quando vuole qualcosa te lo fa capire. Se ha sete ti si presenta con un bicchiere in mano. Se non gli dai da bere, dopo un po’ ritorna con due bicchieri». In una foto di questa estate Giorgino è su una moto con don Francesco: «Ha voluto farci assolutamente un giro sopra, si è molto divertito». I problemi di salute sono però una grossa ipoteca sul suo futuro, dato che non può frequentare un percorso di apprendimento.

Perché lo fate?

«Qualcuno capisce quello che facciamo e penso lo apprezzi, altri no – continua -. Abbiamo scelto di servire gli ultimi tra gli ultimi, di dedicarci ai “piccoli” del Vangelo. Ci chiedono “perché lo fate, e con tanto amore?” La risposta (teorica) è facile: perché il Vangelo dice di mettere al centro l’ultimo. Noi siamo qui per il Vangelo, non per altri motivi. Far capire alla gente che questa è davvero la nostra motivazione fondamentale, non è facile. Lavorare con i bambini di strada è molto impegnativo, anche per chi sta facendo un discorso di testimonianza personale di fede».

Il Cenacle cresce

La risposta pratica è nella vita di ogni giorno e nella missione che cresce. Come ha visto monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano durante il viaggio missionario nella Repubblica Democratica del Congo (16 – 22 agosto scorsi), in cui ha visitato, accompagnato da don Maurizio Zago (responsabile dell’ufficio diocesano per la pastorale missionaria), le strutture della Ong Cenacle e altre gestite da religiosi e religiose con cui i fidei donum lombardi collaborano. «Sono tornato a Milano pieno di ammirazione per quello che fanno i preti, le suore, i volontari che vengono dalla nostra diocesi» ha detto monsignor Delpini, che negli anni ha sempre seguito lo sviluppo delle attività sul territorio. Dalla prima casetta in cui è nato, il Cenacle è molto cresciuto con: la Clinica mobile, un’ambulanza che dal 2019 cura 1500-2000 bambini di strada l’anno ( e non si è mai fermata nemmeno durante la pandemia); l’ambulatorio pediatrico Pona Biso che dal 2022 offre cure completamente gratuite per visite mediche e medicinali; un pozzo per Casa Laura che fornisce acqua anche a chi ne ha bisogno; Casa Lyolo, sede dell’associazione, dove vivono sette laureati in attesa di collocazione nel mondo del lavoro, volontari presso le Case famiglia. Poi c’è il progetto geniale “Pizza mondo Kinshasa” con un forno e un furgoncino Ape che consegna le pizze nelle strade del quartiere. Senza dimenticare l’incarico ricevuto dall’arcivescovo di Kinshasa, cardinale Fridolin Ambongo Besungu, di cappellani universitari presso una università pedagogica del Congo.

Attanasio, ambasciatore missionario

Per don Francesco, che è stato parroco per 20 anni tra Milano e Limbiate, la missione è una scoperta quotidiana, con una attività pastorale molto diversa, praticamente on the road. Ricorda i 10 anni passati a Limbiate, dove ha conosciuto Luca Attanasio: «un ambasciatore missionario, vicino alla gente, ai più poveri. E a noi». Gli fa eco, nel ricordo commosso, don Maurizio: «Luca ha lasciato un grande vuoto, era capace di essere vicino agli ultimi. Era un uomo autorevole, lo ha dimostrato con la sua morte, non c’era missione e missionari in Congo che non avesse visitato. I nostri ragazzi non riuscivano a credere che il sabato e la domenica fossero dedicati a loro, si metteva con semplicità dentro tutte le situazioni. Ha lasciato un vuoto immenso».

(di Miela Fagiolo D’Attilia – foto gentilmente concesse da don Maurizio Canclini e don Francesco Barbieri)

11 Ottobre 2024
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